L’Intruso

– di Gilberto Bazoli

o6/06/2019

La liutaia di origini tedesche e il suo collega argentino, la violinista che arriva dall’Albania accanto alla ricercatrice della cultura sikh, la cantante barocca con il docente di batteria. Nove strumenti, 3 voci principali, il coro. Tante provenienze, molte nazioni, varie regioni. E una passione: la musica. Tutto questo è “Cremona si può band”, che, venerdì 7 giugno in largo Boccaccino, chiude la campagna elettorale di Gianluca Galimberti. Un super gruppo, di cui fa parte lo stesso Galimberti (voce e pianoforte), nato a sostegno del sindaco della città della musica e composto da artisti che a vario titolo hanno accettato di mettersi in gioco. Alcuni di loro anche candidandosi. Il perno è Franco D’Aniello, flautista dei Modena City Ramblers, che da pochi anni si è trasferito in zona. “Eravamo a pranzo con Gianluca e altri amici. Chiacchierando è uscita l’idea: perché invece del solito comizio non facciamo un paio di brani? Ci siamo impegnati molto, abbiamo provato varie volte. Sino a poco tempo fa Cremona era spenta, dalla patria della liuteria mi sarei aspettato un concerto alla settimana. Non era così, ora invece ci sono tante iniziative. Non sono uno che ci mette la faccia ma stavolta l’ho fatto per Galimberti perché ha una grande sensibilità morale e musicale – suona bene il piano – ed anche per questo è attento ai bisogni della sua gente. In questi anni ha fatto un bellissimo lavoro”. Nella band c’è un altro nome famoso: il rapper cremonese Mc Febbo (Renato Frattolillo). Ne fa parte anche Marina Marchi, 35 anni, libera professionista (consulente in raccolta fondi), componente del Coro Costanzo Porta, nato nel 1993 in città per iniziativa di Antonio Greco, suo attuale direttore. Il mezzosoprano è reduce, con i suoi colleghi del coro e dell’Orchestra Cremona Antiqua, dal successo del Messiah di Handel proposto per il Monteverdi Festival 2019 nella chiesa di San Marcellino, e a luglio volerà ad Atene per partecipare all’esecuzione della Nona Sinfonia di Beethoven, diretta da Riccardo Muti. “Ma prima canteremo con i bambini della nostra scuola e gli anziani della nostra città, un’esperienza meravigliosa. Cremona, sotto il profilo della musica, è decisamente migliorata negli ultimi anni e molti frutti si vedranno a breve. La cosa più importante è stato cercare di fare sistema. Le iniziative non mancavano, ma bisognava mettersi intorno a un tavolo per rendere sempre più appetibile e riconoscibile all’esterno il brand Cremona. Si deve continuare così”. E’ per questo che lei e gli altri suoneranno e canteranno per e con Galimberti.

I componenti di Cremona si può band:

Gianluca Galimberti (pianoforte e voce)

Franco D’Aniello, musicista e flautista dei Modena City Ramblers (tin whistle)

Sibille Fehr-Borchardt, liutaia (violino)

Urani Borodani, docente e violinista (violino)

Lorenzo Colace, bassista e docente di chitarra (basso)

Simone Gagliardi, batterista e docente di musica (batteria)

Carlos Michelutti, liutaio (cajon)

Maurizio Corda, etnomusicologo e docente di musica (chitarra acustica)

Thea Tiramani, dottoranda in etnomusicologia e pianista (fisarmonica)

Mc Febbo – Renato Frattolillo (rapper)

Marco Turati, cantante del gruppo cremonese Diskanto (voce)

Marina Marchi, mezzosoprano nel coro Costanzo Porta (voce)

Melissa Fontana, cantante del gruppo cremonese Duramadre (voce)

Anna Spigaroli, Francesco Puerari, Maria Rosa Longhi, Dognimin Simon Koce (coristi)

Cremona si può band si esibirà venerdì 7 giugno, alle 21, in largo Boccaccino proponendo i tre pezzi eseguiti il 24 maggio alla serata finale per il primo turno (We Shall Overcome, I cento passi e Viva l’Italia) più due novità: Il pescatore (Fabrizio De Andrè) e L’isola che non c’è (Edoardo Bennato).

 

30/05/2019

Voglia di ripartire ma anche accuse ai vecchi alleati e contrasti sulla ricerca di quelli nuovi. I messaggi che i candidati di Forza Italia  si stanno scambiando in chat sono lo specchio dello stato d’animo tra le fila del centrodestra dopo la doccia fredda del 26 maggio. Il dibattito on line è innescato da un titolo di giornale: ‘La guerra dei quartieri. Vincono i presidenti di Galimberti’. “Chi ha passato i dati?”, chiede un forzista. “Loro (il centrosinistra, ndr), naturalmente”, gli risponde uno dei suoi capi. Poi il discorso si allarga. “Tutti sono stati d’aiuto e, comunque, la partita è ancora tutta da giocare – commenta un azzurro -. E’ evidente che dovranno essere presi contatti con le altre liste di Giovetti e Nolli per recuperare il 5 per cento e bisognerà sensibilizzare i leghisti che, a quanto pare, hanno votato Galimberti”. C’è chi chiama a raccolta: “Ragazzi, siamo stati sconfitti al primo tempo, ma andiamo all’attacco il secondo”. Il confronto entra nel vivo. “L’operazione di recupero va fatta – è la lettura proposta – sugli elettori che hanno votato Lega e Fratelli d’Italia alle europee ma che si sono dimenticati di farlo alle comunali”. Distratti o perfettamente consapevoli e lucidi? Un compagno di partito sottoscrive l’analisi: “Esatto, c’è una discordanza di voti, soprattutto in casa Lega e Fratelli d’Italia. Portiamo a Cremona Salvini e Berlusconi”. Dai veleni nelle urne a quelli sugli ex e i 5 Stelle. “Lasciamoli perdere, sono serpenti”, taglia corto una candidata. “I serpenti non vanno lasciati perdere ma ammaestrati – replica un politico di lungo corso -. Se Salvini viene in città per chiudere la campagna elettorale, e la Meloni ritorna, riusciremo a recuperare lo svantaggio”. Si resta allo zoo e dintorni: “Chi ammaestra serpenti sa che il primo passo è togliere il veleno” (cosa vorrà dire?). E’ tardi, ora di salutarsi: “Non ho detto che Giovetti e Nolli sono dei santi. Ma la matematica parla chiaro: possiamo vincere solo con più voti. Voti che, quindi, da qualche parte vanno riconquistati. Sicuramente anche dalla Lega”. Basterà Salvini, con o senza rosario, per riportare a casa gli ‘smemorati’?

23/05/2019

L’Intruso si scusa se, nell’ultima puntata prima dell’ora X, parla di se stesso. Non ho mai avuto tessere di partito, anche quando i partiti andavano di moda, e ho sempre considerato inconcepibile l’idea del giornalismo militante. Ho votato a destra e a sinistra e, più di una volta, non ho proprio votato. Perché allora schierarsi? Si potrebbe dire che il pensionamento rende le mani più libere e che Gianluca Galimberti, garantendo massima indipendenza di giudizio, ha toccato le corde giuste quando, tempo fa, mi ha sorpreso proponendo di sostenere la sua candidatura. Una spiegazione vera ma parziale di quel sì. Un altro motivo è la convinzione che negli ultimi anni la città sia migliorata e abbia imparato a prendersi maggiormente cura di se stessa, anche se resta molto da fare. Quell’iniziale ‘ci sto’ è stato rafforzato dalla campagna elettorale scomposta di alcuni esponenti del centrodestra, il principale avversario del centrosinistra, irriducibili dei like (già questo, per uno di vecchio stampo, basterebbe per non tifare per loro). Ma anche questa non è una giustificazione sufficiente. Come non lo sono le diversità dei programmi, più simili a una fiera delle promesse. La ragione di fondo della risposta positiva a quell’invito natalizio è un’altra: c’è gente brava e competente (posso testimoniarlo di persona) in tutti gli schieramenti, ma del sindaco uscente colpiscono la passione civile, la gratuità dell’impegno politico, l’attaccamento al bene comune. In una parola, il senso delle istituzioni (si dice ancora cosi?). Le amministrazioni pubbliche, per debolezza o inclinazione, sono spesso tentate di cedere alle sirene degli interessi di parte. So che con Galimberti è stato e, in caso di conferma, sarà più difficile.

 

17/05/2019

Si avvicina l’ora X del voto e il centrodestra sta sferrando un colpo basso dopo l’altro. Paura di perdere? Prima la polemica pretestuosa sui bambini in tenuta anti sommossa dai carabinieri, poi l’attacco sul presunto uso improprio della pagina Facebook dell’Infopoint. Ultime in ordine di tempo le parole, al limite (e forse oltre) della querela, di due candidati dei Fratelli d’Italia. Nel loro materiale elettorale scrivono che, in caso di vittoria, “il primo adempimento sarà quello di verificare la spesa sociale del Comune pari a 19.500.000 euro nel bilancio 2018 assorbito per il 70 per cento da soggetti non cremonesi e cooperative vicine all’attuale sindaco Galimberti”. Gli esponenti dei FdI fanno nome e cognome: “La coop Nazareth e il Consorzio Il Solco”.  Precisiamo, allora. L’una e l’altro hanno sede al ‘Civico 81’ di via Bonomelli, il grande spazio che ospita 6 cooperative sociali, 3 comunità psichiatriche, 2 centri diurni, 2 poliambulatori, 6 medici di base, 1 foresteria, 1 agenzia per il lavoro e l’assistenza domiciliare degli anziani, 1 alloggio per l’autonomia dei neo maggiorenni, 1 sala conferenze per la formazione e i convegni. Ultimo arrivato, lo scorso gennaio, il punto prelievi, di cui titolare è l’Asst e gestore Cremona Welfare, che, sino al 30 aprile, ha effettuato 720 prelievi circa. Un comodo luogo in pieno centro, frequentato soprattutto dagli anziani che hanno difficoltà a spostarsi. Il Solco è un consorzio di 14 cooperative sociali, comprese le 6 in via Bonomelli. Una di queste è la Nazareth, che si occupa di tutela dei minori, accoglienza dei migranti, housing e agricoltura sociali. La Nazareth lavora solo in parte con gli immigrati ed è l’unica delle 14 coop del Solco a farlo. Le altre sono impegnate sul fronte degli anziani, dell’infanzia, della salute mentale, della disabilità e dell’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati. Il Solco ha 30 anni di vita, la Nazareth 18. Entrambi, quindi, sono nati ben prima dell’amministrazione Galimberti e hanno collaborato con le amministrazioni precedenti, compresa la giunta Perri. Probabilmente i due esponenti dei Fratelli d’Italia non si sono mai recati in via Bonomelli per conoscere quella città nella città che è il ‘Civico 81’. Lo ha fatto, invece, pochi giorni fa e su sua richiesta, Carlo Malvezzi, candidato sindaco del centrodestra, che ha commentato: “Ho incontrato i rappresentanti del Solco. Si tratta di iniziative virtuose che offrono servizi per minori, famiglie, persone disabili e anziani”. Fosse coerente sino in fondo, Malvezzi dovrebbe prendere le distanze dagli insulti lanciati dai suoi alleati. Previsione: non sarà così ma, da oggi all’ora X, verrà sparso altro fango.

 

09/05/2019

Tra i nomi in lista c’è addirittura chi per protesta voterà il candidato sindaco avversario. E’ vero che lo sussurra in privato per smentirlo in pubblico. Ma poco conta: acque sempre agitate nel centrodestra. Il caso più macroscopico è rappresentato da Alessandro Carpani. Pur con la sfilza di ‘ex’ accumulati grazie alla lunga militanza nella Lega (segretario cittadino, segretario provinciale, consigliere Aem, capogruppo in Comune) e nonostante sia stato uno dei primi fedelissimi di Salvini sotto il Torrazzo, a questo giro non si presenta. Era sceso in campo quando essere leghista non andava di moda mentre lascia perdere ora che è il pensiero (quasi) dominante. Carpani preferisce non aggiungere polemica a polemica ma anche i sassi sanno che il suo dissenso ha un nome e un cognome: Alessandro Zagni. Un altro deluso del centrodestra è anch’egli, con tre mandati, un veterano del consiglio comunale come Giacomo Zaffanella, arrivato in Forza Italia dalla Lega. Da qualche giorno è concentrato nella sfida come candidato sindaco di Persico Dosimo dopo aver rinunciato a correre a Cremona. “Per com’erano maturate le cose, non sentivo più mia la causa – spiega -. Fosse dipeso da me, avrei iniziato a discutere del programma elettorale 6 mesi fa. Che dico mesi, anni”. Fermo ai box, dopo essere stato epurato dall’oggi al domani, anche Carlalberto Ghidotti, il più votato di Forza Italia, con 285 e 180 preferenze, nelle ultime due tornate. “Questa volta sto alla finestra”, allarga le braccia l’ex coordinatore cittadino del partito. Critico pure Roberto Borsella, consigliere PdL (con delega al patrimonio) dal 2009 al 2014. “Oggi come allora reputo Oreste Perri il miglior sindaco. Ma anche noi sbagliammo qualcosa. Ricordo il grido disperato del parroco del Cambonino e le lamentele di San Felice o dell’Ascom, che ci incolpò di aver ucciso il centro. La gente è stanca di proclami, di sentire accuse sull’operato del primo cittadino uscente”. La delusione ha attraversato il Mediterraneo per arrivare sino alle Canarie, dove tempo fa si è trasferita, armi e bagagli, Laura Carlino, battagliera consigliere comunale di Forza Italia (poi PdL), dal 1999 al 2009 e candidato sindaco nel 2014 per la civica Cremona città nova, attenta in particolare ai temi della cultura. Sostiene Gianluca Galimberti perché “in 5 anni ha fatto più cose lui a medio-lungo termine che i suoi predecessori in 20. Certo, ci sono alcuni aspetti che non condivido, ma nessuno è perfetto”.

Ultim’ora: fanno discutere anche i ‘santini’, freschi di tipografia, di Forza Italia, che riportano su una facciata il volto del candidato al consiglio comunale e sull’altra quello di Massimiliano Salini, in lizza per le Europee. “A parte che la cosa crea confusione, perché dovrei fare campagna elettorale per lui?”, si domanda, in pubblico e non solo in privato, un forzista.

 

02/05/2019

Parafrasando Mao, la politica non è un pranzo di gala. Ma anche in fatto di colpi bassi dovrebbe vigere un limite, una regola non scritta, che invece non è stata rispettata. Sin dall’inizio della campagna elettorale, quando il candidato sindaco del centrodestra, Carlo Malvezzi, ha invitato a far tornare Gianluca Galimberti dietro la cattedra (per inciso: Galimberti, il giorno dopo, è stato fermato da un anziano “dispiaciuto perché è stato denigrato l’insegnamento, il mestiere più bello del mondo”). Luca Burgazzi, invece, si è preso del “ragazzo”. E in quel caso non era certo un complimento alla sua giovane età. Offensivo oltre che poco fantasioso, restando al linguaggio, anche il “sinistri” con cui gli esponenti della Lega non perdono occasione di definire i loro avversari. Dalle parole ai numeri la musica non cambia: il confronto tra Mantova e Cremona in fatto di turisti, con la prima che avrebbe doppiato la seconda, è stata una sparata. Così fragorosa da aver spinto a prendere le distanze persino il ‘fuoco amico’ e l’ex assessore regionale alla Cultura Chiara Cappellini (Lega), che ha parlato di “paragone a dir poco azzardato” perché “Mantova è da molto tempo un grande punto di riferimento” grazie a ciò che anche i sassi sanno: Palazzo Ducale con la Camera degli sposi, Palazzo Te e il Festival della letteratura. Strumentale l’ironia (“Il buon governo della sinistra…”) riservata ai dati ambigui sulle imposte locali. Uno scivolone, che sa tanto di propaganda ammuffita, è pure l’appello, sempre dalle fila del centrodestra, a “non disperdere il voto” (traduzione: l’incognita Giovetti fa paura). E l’elenco potrebbe continuare. Tra tanti colpi bassi, un colpo d’ala, quello di Chiara Capelletti, ex assessore provinciale in lista con Malvezzi, che ha commentato le interviste di Giovanni, Chiara Camilla e Giada, con i loro 21 anni i tre candidati più giovani del centrosinistra: “Che effetto leggere un pezzo così. Un lumicino di speranza resta. Io sono politicamente cresciuta in un contesto che sapeva fare ‘scuola’. Auguro a questi ragazzi di trovare chi li accompagni in questa esperienza. Auguro loro di non essere lasciati soli”. La politica non sarà un pranzo di gala, ma lo stile è lo stile. Anche sul ring elettorale.

 

26/04/2019

Uno farà lo scienziato, l’altra è un’informatica, l’altra ancora sogna di occuparsi di bambini o anziani. Oltre ad avere le idee chiare, una cosa li accomuna: hanno 21 anni. Sono i tre candidati più giovani della coalizione guidata da Gianluca Galimberti. Il loro entusiasmo per l’esperienza in cui si sono imbarcati è la smentita che la politica non interessa ai millennials e la conferma che, perlomeno, qualche eccezione c’è. Eccole.

Giovanni Mazzolari, 12 dicembre 1997 (Fare nuova la città). “Sono cresciuto frequentando il mondo degli oratori. Sono iscritto al terzo anno dell’Università di Pavia, facoltà di Fisica, la stessa di Galimberti. E’ stato lui, il giorno dopo l’Epifania, a propormi di presentarmi alle elezioni. Mi sono preso un mesetto per pensarci su dal momento che le ricerche e il mestiere di fisico mal si conciliano con la presenza a Cremona e l’eventuale impegno amministrativo. Poi, però, dentro di me si è mossa piano piano una voce che mi diceva: dai, provaci. A parte lo stile e il modo di fare, di Galimberti mi convince la capacità progettuale, fare scelte i cui risultati si misurano nel lungo periodo. Com’è stato per i turisti e il loro aumento a doppia cifra, che però ha dietro anni di lavoro. Molti giovani come me si spostano, una buona idea potrebbe essere portare a Cremona gli aspetti positivi che si vedono nelle altre città. Un esempio: a Pavia ci sono molte biblioteche che però chiudono la sera o il fine settimana quando, invece, funzionano le aule studio, che diventano veri e propri luoghi di aggregazione. Una cosa che manca da noi. Non del tutto: alcuni studenti di Musicologia hanno aperto, in modo autonomo, un punto del genere a san Luca, dai Barnabiti. Sono ragazzi in gamba. I miei coetanei sono indifferenti alla politica? Forse un fondo di verità c’è. Ma bisogna andare incontro alle persone, ascoltarle, cogliere la loro voglia di cambiamento”.

Chiara Camilla Rambaldi Migliore, 14 settembre 1997 (Sinistra per Cremona Energia civile). “Finito l’Itis, corso di Informatica, ho cominciato a lavorare come programmatrice ma dopo un po’ di tempo ho deciso di tornare sui libri, primo anno di Ingegneria informatica al Politecnico di Milano, sede di Cremona. Lavoro part time e studio. Ho molti hobbyes, l’ultimo è il giardinaggio. Un giorno la mia ex preside mi ha scritto: abbiamo pensato al tuo nome per la nostra lista, c’è bisogno di giovani appassionati come te. Ci ho pensato, ero in dubbio perché avevo molti impegni. Poi mi sono detta: voglio fare qualcosa per la mia città. E ho risposto di sì. A proposito di cose da fare, partirei da azioni concrete per continuare quanto realizzato in questi anni sul fronte delle piste ciclabili e dell’ambiente. Muoversi a piedi o in bicicletta, perché Cremona è bella vista così. Se questa è la primissima cosa da fare, la seconda, secondo me, non è meno importante: pensare alla fragilità delle persone. Intendo una città senza barriere architettoniche e che si preoccupa dei poveri, compresi i ragazzi della Casa dell’accoglienza, che invece tutti guardano con sospetto. Una Cremona che sia meno paese, dove si sparla dell’altro, ma più ospitale, attenta all’altro. Cosa pensano gli amici della mia candidatura? Sono fieri del mio impegno politico e hanno molta fiducia in me. Spero di ripagarli”.

Giada Casoni, 18 maggio 1997 (Lista Cittadini per passione). “Finito il liceo linguistico Manin, mi sono iscritta all’Università degli Studi Bicocca, facoltà di Scienze dell’educazione, frequento il terzo anno. Dopo la laurea, la mia prima scelta sarà lavorare con i bambini, la fascia 0-3 anni, o gli anziani. Mi piace molto leggere, il mio libro preferito è ‘Orgoglio e pregiudizio’. Il disagio dei pendolari ce l’ho in casa da quando sono nata perché mio padre lavora a Milano. E ora lo vivo in prima persona. In questi mesi ho monitorato la situazione sulla linea Cremona-Milano. Risultato: ci sono meno ritardi e meno soppressioni ma solo perché ci sono meno treni. Quando Alessia (Manfredini, ndr), di cui condivido la sensibilità per temi come la cittadinanza attiva e la sostenibilità, mi ha chiesto se avevo voglia di mettermi in gioco, ho risposto subito di sì. Ed è dalla questione collegamenti che, in caso di elezione, partirei. Cominciando dall’orario: dev’esserci un treno per Milano ogni ora, il che significa il raddoppio del binario. Il mio secondo pensiero sarebbe per i giovani. Molti di loro, la sera, vanno fuori, nel Bresciano o altrove, perché i bar e gli altri locali cremonesi organizzano poche iniziative. Non mi candido perché voglio una discoteca di più in città – non sono il tipo – ma per cercare di fare qualcosa per i ragazzi. soprattutto la sera. Negli ultimi anni sono aumentate proposte come i concerti, bisogna continuare su questa strada”.

 

18/04/2019

“Cremona non sa prendersi cura di se stessa, soprattutto nei dettagli”, amava ripetere un amico architetto. Invece uno degli aspetti che balza agli occhi degli 81 progetti elencati con la fascetta rossa ‘Da fare’ nel programma elettorale di Gianluca Galimberti è l’attenzione per una maggiore bellezza della città. Che significa ‘più gente, più eventi, più spazi e luoghi che rinascono’. Avere una visione strategica è tentare di sciogliere nodi come lavoro, sicurezza, viabilità, commercio e centro storico, ambiente, temi di cui si parla nel programma (a proposito, complimenti a chi ne ha curato la stesura e la pubblicazione sul sito del sindaco uscente), ma anche guardare alle questioni quotidiane. Da qui l’idea innovativa di un assessorato alle piccole cose, affiancato da una squadra tecnica in grado di intervenire rapidamente per sistemare il cartello imbrattato, la buca nel marciapiede o l’aiuola rovinata. Credo sia questa sensibilità ad aver fatto inserire nelle oltre 200 azioni del secondo mandato obiettivi più impegnativi come il rilancio delle gallerie attraverso il ritorno ai fasti del passato, la riapertura del cinema Tognazzi, il recupero dell’area Frazzi, un piano organico per l’arredo urbano, il restyling di piazza Roma, la riqualificazione delle mura di porta Mosa, la valorizzazione della piazzetta del Cittanova. Una Cremona pulsante, rimessa a nuovo (senza però bisogno di stravolgimenti), anche nei suoi angoli più nascosti e da scoprire, può rafforzare quel trend che negli ultimi anni ha portato sotto il Torrazzo un più 19 per cento di turisti, con ricadute positive sull’indotto. Anche se non mancano le grandi opere (come un nuovo palazzetto per lo sport e i concerti) o sogni ricorrenti (uno su tutti: il salvataggio dell’ex ospedale di piazza Giovanni XXIII), le ‘promesse’ di Galimberti si caratterizzano per essere a portata di mano, concrete, senza effetti speciali, non tentate da proclami mirabolanti. Certo, non sono a costo zero. Ma non appaiono impossibili per un’amministrazione che ha dimostrato di sapere far bene i conti: 15 milioni di euro di evasione recuperati nel periodo 2014-18 di cui 6 nel 2018, debito passato da 40 a 33 milioni, 11,2 milioni investiti nel 2018 per la manutenzione di strade, marciapiedi, scuole, verde. E’ da tempo che non mi capita di passeggiare con il mio amico architetto ma penso che, davanti a quanto fatto e quanto annunciato, si ricrederebbe.

Ultime dal fronte. Il centrodestra ha già la giunta: Forza Italia: Carlo Malvezzi (sindaco) e Federico Fasani; Lega: Alessandro Zagni (vicesindaco), Fabio Grassani, Pietro Burgazzi e due donne. Fratelli d’Italia: Marcello Ventura. Lista Viva Cremona: Maria Vittoria Ceraso.

Lega: dei 24 candidati in lista solo 10 sono militanti (iscritti da almeno un anno). Un segno del vento anti Malvezzi?

Dopo lo strappo di Ferruccio Giovetti con il centrodestra, ecco lo strappo di Mino Jotta e Fabio Bertusi (ex Forza Italia) con Giovetti. Che però va avanti per la sua strada.

Il centrodestra spera di vincere al primo turno perché teme il secondo. Il centrosinistra spera di non perdere al primo turno perché può vincere al secondo. Almeno su un punto i due principali schieramenti concordano.

 

11/04/2019

Manca un mese e mezzo al voto, non c’è un concorrente che sia nettamente favorito ma, sul fronte opposto, l’assalto alla diligenza è già cominciato. Anzi, praticamente completato. Si dice addirittura che, all’inizio delle tribolate trattative, circolassero tre paginette, copyright Forza Italia, fatte girare durante una riunione nella sede della Lega, con uno schemino: a me quel posto in giunta, a te quell’altro, mia la presidenza di un consiglio d’amministrazione, tuo il revisore dei conti. Il centrodestra non ha ancora un programma (non possono certo esserlo i punti del ‘Contratto per Cremona’ buttato giù in extremis dal candidato vicesindaco Alessandro Zagni e visto in anticipo ma non firmato dal candidato sindaco Carlo Malvezzi). In compenso i partiti della coalizione hanno già messo nero su bianco numero e spartizione degli assessorati. Stando alle ultime voci, sarebbero, in caso di vittoria, 11 (compreso il primo cittadino). Così suddivisi: 3 a Forza Italia; 5 per la Lega; 1 ai Fratelli d’Italia. Le due poltrone che rimangono alle liste civiche o agli alleati minori, oltre a una riserva per gli apparentamenti al ballottaggio. Una super giunta per soddisfare gli appetiti di tutti. Stando ad altre indiscrezioni, la torta sarebbe meno ghiotta, ma di poco: 10 fette. “La fotografia è questa – conferma un forzista di spicco – Ma la partita è ancora aperta”. Si va verso un sonoro ‘chi se ne frega’ dei tanto sbandierati, da una parte e dall’altra della barricata, costi della politica. Non è stato così con Galimberti che ha ridotto a 8 il numero dei componenti della giunta. All’atto di insediarsi, inoltre, il sindaco uscente si è tagliato il compenso del 10 per cento, e lo stesso ha fatto il titolare del Bilancio Maurizio Manzi. Maura Ruggeri ha rinunciato all’indennità di vicesindaco e i suoi colleghi si sono limati del 5 per cento lo stipendio. Galimberti, poi, ha pagato di tasca propria le trasferte. Risultato: un bel risparmio, una decisa sforbiciata rispetto all’ultima giunta di centrodestra, che di membri ne aveva 11 (inizialmente, poi sono scesi a 10). Come quella eventuale della nuova accoppiata Forza Italia-Lega

 

4/04/2019

Si definisce con orgoglio “un democristiano non pentito e anche un andreottiano non pentito”. Walter Montini, 67 anni, è stato ed è un protagonista della politica nazionale e cremonese: prima come senatore, braccio destro e confidente di Giulio Andreotti, poi, dal 2009 al 2014, nel ruolo di capo di gabinetto del sindaco Oreste Perri. La sua ombra, il suo consigliere più fidato. Montini, presidente dell’Arsec (Associazione residenze socio-assistenziali), che rappresenta le 30 case di riposo della provincia, esce allo scoperto schierandosi, a sorpresa, a favore di Gianluca Galimberti, che di Perri è stato avversario e vincitore alle precedenti elezioni.

Per chi voterà alle comunali di Cremona?

“Non ho di questi problemi visto che risiedo a Gabbioneta”.

Un giudizio sull’amministrazione uscente può comunque esprimerlo.

“Mi sembra che Galimberti negli ultimi tempi sia molto migliorato. Pur ricevendo varie critiche, un po’ di cose le ha fatte”.

A cosa si riferisce?

“In particolare, a come si è mosso sulla questione delle infrastrutture e delle politiche sociali, di attenzione alle persone. Ciò premesso, a maggio conterà molto il vento nazionale e regionale. Un vento che continua a soffiare con forza a favore della Lega e che non si sa dove porterà””.

Quindi, abitasse a Cremona, voterebbe Galimberti?

“Una domanda difficile. Mi dicono che il sindaco uscente abbia un carattere non facile, ma questo fa parte della personalità di ognuno di noi, chi è introverso e chi espansivo. Ma se il metro di misura è quello delle cose fatte e di come viene amministrata una comunità locale, la mia valutazione, ribadisco, è positiva. Galimberti non ha governato male. Specialmente, ripeto, negli ultimi anni del suo mandato. E, da questo punto di vista, la sua giunta può andare all’incasso”.

Dette da lei, uomo di centrodestra, sono parole che colpiscono.

“Io di centrodestra? No, sono un centrista”.

Lasciano il segno, le sue parole, anche perché lei è stato l’uomo di fiducia di Perri, che ha vinto le elezioni del 2009 ma ha perso, battuto proprio da Galimberti, quelle del 2014.

“Quella a fianco di Perri è stata per me un’esperienza bellissima. Perri è stato sconfitto dal trend nazionale di quel momento. Se fosse stato giudicato in base al suo operato, avrebbe amministrato per altri cinque anni”.

Come vede il centrodestra cremonese?

“Lo vedo veramente disfatto. Sino al 31 marzo il candidato sindaco di questa coalizione era Alessandro Zagni, dal primo aprile è Carlo Malvezzi. La gente si ricorda di queste cose”.

Ne è così sicuro?

“Certo”.

Cosa pensa di Malvezzi?

“E’ stato un bravo consigliere regionale e un bravo vicesindaco, ma la vicenda della sua candidatura a sindaco lascerà senz’altro strascichi e problemi”.

Al posto suo, avrebbe accettato?

“Io no. Anche perché in politica il fattore tempo è micidiale. Capisco le ragioni degli scenari nazionali, ma scendere in campo adesso rischia di essere troppo tardi. Malvezzi parte in svantaggio. Essendo arrivati a quel punto, fossi stato in lui, ci avrei riflettuto molto”.

Lei è stato testimone del duro scontro che, nel 2011, portò Zagni a lasciare il posto nella giunta Perri. Cosa ricorda di quei momenti?

“Ricordo il comportamento corretto e coerente di Zagni, una persona seria che in quella circostanza si allineò alle indicazioni della Lega rassegnando le dimissioni da assessore”.

Fosse Zagni, sarebbe disposto, dopo essere stato a lungo il candidato sindaco in pectore, a correre come vicesindaco?

“Detto francamente, dal punto di vista personale manderei tutti a quel paese. Ma, per la tenuta della coalizione e il bene del partito, alla fine chinerei la testa”.

28/03/2019

Nella sala 1 un classico: “Il discorso del re”; nella sala 2 “Amici, amanti e …”, una commedia romantica non proprio indimenticabile. Era il 31 marzo 2011. Poi le luci si sono spente. Da quel mercoledì di otto anni fa il cinema Tognazzi, è andato mestamente ad allungare, con i suoi mille posti, l’elenco dei ‘buchi neri’, gli spazi abbandonati e gli immobili fantasma. Quando, una vita fa, arrivai in città, quella lista era corposa e polverosa a tal punto che, dentro e fuori le redazioni, se ne parlava con un misto di fastidio e rassegnazione, come succede a proposito di una questione dolorosa ma risaputa e insolubile. Invece, pur tra tante fatiche, qualcosa negli ultimi anni si è mosso. L’ex Museo stradivariano è stato riqualificato e lo stesso si sta facendo per palazzo Grasselli (in avvio il primo lotto). Il discorso, in collaborazione con i privati, si potrebbe allargare alle Colonie padane, all’università in Santa Monica, ai campi da tennis in riva al Po. Ma molto resta da fare. Anche per il Tognazzi, citato non a caso dal sindaco Gianluca Galimberti nel discorso all’inaugurazione del comitato elettorale. Un capitolo del suo programma sarà dedicato al futuro del glorioso cinema in centro. Non bisogna dimenticare che si tratta di un edificio privato, e questo riduce i margini di manovra del Comune, che comunque farà la sua parte prevedendo agevolazioni urbanistiche per facilitare il restyling dell’immobile. Anche se è difficile, a quanto pare, ma non impossibile, che rinasca come sala cinematografica. Ma c’è un altro progetto, non meno affascinante, inserito nel programma elettorale: il rilancio dell’ex area Frazzi, simbolo con la sua ciminiera e i suoi mattoni della storia industriale e operaia di Cremona, al cui interno pulsa l’Arena Giardino. Per operazioni di questa portata servono ingenti risorse economiche, che, si sa, i Comuni non hanno. Da qui la strategia: elaborare una proposta di alto profilo di recupero della ex Frazzi (che, nota bene, è di proprietà pubblica) e partecipare al bando della Fondazione Cariplo e ai suoi ‘interventi emblematici’, che consistono nell’assegnazione di contributi a favore di iniziative in grado di “produrre un impatto significativo sulla qualità della vita di una comunità e sulla promozione del suo sviluppo culturale, sociale, economico”. Fondazione Cariplo destina molte risorse per ognuno dei vari territori, che variano di anno in anno. Ecco il punto: nel 2020, oltre alle province di Brescia e Novara, sarà in corsa quella di Cremona. La strada si annuncia in salita (passa anche attraverso il risultato delle elezioni), ma in cima potrebbero esserci una luce in più e un ‘buco nero’ in meno.

21/03/2019

La nuova puntata era già stabilita e doveva occuparsi dei Galimberti boys. Ma sta circolando un documento che la dice lunga sul caos nella coalizione di centrodestra e i rapporti tra i suoi due principali partiti: i messaggi che si sono scambiati i componenti della segreteria cittadina della Lega sulla vicenda della scelta del candidato sindaco. Difficile resistere alla tentazione di stravolgere in extremis la scaletta della rubrica. Dunque, lunedì 18 marzo, tarda serata: “Adoro Salvini ma Malvezzi (Forza Italia, ndr) non è e non sarà mai il mio sindaco – scrive nella chat un dirigente leghista -. A Cremona le decisioni altrui le subiamo noi. Proviamo a farci ascoltare, per favore”. Un compagno di partito rilancia: “Condivido, perché dobbiamo sempre subire le decisioni prese da altri? A cosa serve fare politica sul territorio se le decisioni sono delegate a chi in quel territorio non ci vive?”. Quasi tutti fanno quadrato intorno ad Alessandro Zagni,  ma spunta una voce fuori dal coro: “Peccato che questa persona che non vive sul territorio si chiami Matteo Salvini. Se ha deciso per Bergamo e Pavia (gli altri due capoluoghi lombardi al voto) avrà i suoi buoni motivi. No?”. Immediata la controreplica: “Io credo che le scelte sulle elezioni amministrative debbano essere lasciate ai territori e non centralizzate. Perché riguardano la vita delle città e coinvolgono direttamente chi queste città le vive. Poi ognuno rimanga della propria idea. Buonanotte”. Parole sottoscritte con un pollicione alzato da un altro leghista e addirittura con quattro da un altro ancora. “Lapalissiano”, si associa un terzo. Un quarto chiama a raccolta in vista della battaglia interna: “Diamoci da fare per ottenere quello che riteniamo giusto”. “Esatto”, solidarizza un suo interlocutore. Sono quasi le 23, restano ancora pochi minuti per le ultime considerazioni in pillole (“La politica del buon senso è salviniana”), poi tutti a letto non prima di un saluto ecumenico:  “Seguendo Salvini, notte”. Come finirà lo scontro sul candidato sindaco? Il precedente del 2014 è illuminante: al ballottaggio la Lega giurò che non avrebbe sostenuto mai e poi mai Oreste Perri ma Salvini comandò di appoggiarlo e i vertici locali ubbidirono. Controvoglia e, molti, a parole ma non nell’urna.

14/03/2019

Sembra proprio che il centrodestra locale ce la stia mettendo tutta. Non per vincere le elezioni, ma per perderle. La battaglia sul candidato sindaco viene combattuta a suon di sospetti, trabocchetti, veleni. E c’è persino chi giura di aver sentito parlare di un documento di tre paginette in cui si mette nero su bianco la spartizione dei posti, dalle poltrone in giunta a quelle nei consigli d’amministrazione. Un forzista qui, un leghista là, a me l’assessore, a te il presidente di un ente. Come se il senso del voto si riducesse a questo e il risultato delle urne fosse scontato. Sfumata quasi sul nascere, nonostante il pieno di preferenze conquistate in città alle ultime regionali, l’ipotesi Carlo Malvezzi (FI), considerato da molti l’anti Galimberti naturale, è sceso in campo Alessandro Zagni (Lega), un buon nome che però non è gradito a settori del suo partito (Alessandro Carpani ma non solo). E così è cominciato un infinito balletto di veti e controveti all’ombra del fuoco amico. Nel frattempo Francesco Bordi si è sfilato e, salvo sorprese, correrà da solo con una sua lista. Anche un altro ex assessore, Maria Vittoria Ceraso, si è alzata dal tavolo ma preferisce, almeno per ora, stare alla finestra. Mariastella Gelmini, coordinatrice lombarda di Forza Italia, insiste su Ferruccio Giovetti, ex capogruppo in consiglio comunale. Un portabandiera di prestigio,  ‘colpevole’ però di essere uno dei dissidenti di FI (con Mino Jotta e Fabio Bertusi) e che proprio per questo è osteggiato dal commissario provinciale Massimiliano Salini. Zagni si consola con la benedizione impartita da Oreste Perri nonostante le bordate (“E’ lui il primo responsabile del fallimento della sua giunta”) lanciategli dallo stesso Zagni al primo turno delle amministrative 2014. In ogni caso, la parola fine della saga verrà scritta, forse in queste stesse ore e con un occhio a Bergamo e Pavia (gli altri due capoluoghi lombardi al voto), a Milano, lontano da Cremona. In realtà, si tratta di un film già visto (basta andarsi a rileggere le polemiche e le proteste del territorio, ovviamente sfociate nel nulla, contro i paracadutati delle politiche). Ma il remake sembra peggiore dell’originale.

07/03/2019
Pochi escono dal Palazzo e stanno davvero in mezzo alla gente. Ancora meno vanno di casa in casa. C’è un aspetto intimo, sconosciuto dell’azione di Gianluca Galimberti che ne fa un sindaco di strada: in questi anni sono stati più di 40 gli incontri tra lui e gruppi spontanei di cremonesi.
Faccia a faccia privati, colloqui informali organizzati volutamente lontano dai riflettori e solo grazie alla forza del passaparola. Una piccola crepa, isolata ma coraggiosa, nella diga della solita politica relegata e sbandierata sui social. Bastava poco per mettere in piedi il dopo cena del venerdì, bastava che una famiglia invitasse una decina di vicini o amici e concordasse l’appuntamento con l’ospite speciale. Detto fatto (una volta ho avuto anch’io la possibilità di accomodarmi in un salotto di quei fine settimana ma ho lasciato perdere  perché il conflitto di interessi, non essendo all’epoca un sereno pensionato, ha prevalso sulla curiosità dell’intruso). “Alcuni erano perplessi perché sentivano puzza di propaganda, ma ne è nato un confronto serrato.

Galimberti si è presentato senza uno scritto in mano e ha parlato a ruota libera, eppure ha snocciolato i numeri che aveva in testa”, ricorda Mariarosa, casalinga, che ha aperto le porte del suo appartamento. Tra un pasticcino e una domanda, per un paio d’ore si è discusso di questioni concrete, dai parcheggi alla viabilità, e controverse come l’inceneritore. Accanto alle serate senza copione, quelle a tema. “Come le due sullo sport, con rappresentanti del mondo professionistico ma anche dilettantistico.

Un modo per raccogliere rumori di fondo e problematiche nascoste”, dice Francesco, che lavora in una multinazionale, uno degli organizzatori. Alcune delle osservazioni e delle proposte emerse dagli a tu per tu rigorosamente non istituzionali confluiranno nel programma elettorale. Non tutti i convitati sosterranno il sindaco uscente ma tutti hanno potuto conoscerlo da vicino. Quello vero e in carne ossa, non la sua controfigura on line.

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